Valtur, evoluzione di un desiderio

Roberto Gentile

Dopo una laurea con lode in Medicina e Chirurgia, Roberto Gentile ha scelto una carriera nel turismo, collaborando con colossi come Alpitour e Club Méditerranée. Nel 1999 ha co-fondato Frigerio Viaggi Network, ricoprendo il ruolo di amministratore delegato per undici anni. Successivamente, si è dedicato alla consulenza e alla scrittura, pubblicando con Hoepli “Agenzie e reti di viaggio. Nuove tendenze nella distribuzione turistica italiana” (2002) e ”Vendere viaggi in Italia. Guida ragionata alle agenzie di viaggio, ai network, alle associazioni, a Internet e ai nuovi media” (2007) e diventando un punto di riferimento nel settore. È inoltre autore di centinaia di articoli, inclusa la rubrica "Whatsup" su TTG Magazine dal 2012. Nel 2010 ha creato Il Club delle Teste Pensanti, il più prestigioso think tank per il turismo italiano. Due anni dopo, ha fondato SAGE Executive Search, specializzata nella ricerca di talenti per la stessa industria.

Storia delle vacanze in villaggio, per raccontare l'Italia che cambia

"Villaggio turistico, complesso autosufficiente con abitazioni, servizi e strutture per il tempo libero e lo sport, in cui sono organizzate diverse attività ricreative, ideato per trascorrere brevi periodi di vacanza e perciò costruito in luoghi di villeggiatura, spesso isolati, con criterio architettonico uniforme."

Questa definizione che Treccani dà del lemma “villaggio turistico” ben si attaglia a Valtur. La realtà, però, è molto più complessa. I villaggi turistici sono stati fin da subito un contenitore privilegiato e una rappresentazione plastica dei desideri, dei valori e dei cambiamenti che hanno attraversato il nostro Paese nel corso del tempo. Studiando come gli italiani andavano in vacanza, comprendiamo come gli italiani stessi si siano trasformati, talvolta in modo repentino e inatteso.
Il legame tra il brand Valtur e l’idea stessa di vacanza in villaggio è indissolubile e copre un arco temporale lunghissimo, che parte dai favolosi anni ‘60 per arrivare fino a oggi. Analizzando i primi 50 anni di storia del marchio, è evidente come tre momenti cruciali abbiano segnato un intreccio profondo tra il mondo fuori e la vita dentro i villaggi. Ogni volta, il mutamento del contesto sociale, delle aspirazioni e delle abitudini hanno modellato la vacanza in villaggio, dimostrando la sua incredibile capacità di rinnovarsi, pur rimanendo fedele alla propria
missione originale.

Anni ’60 e primi ’70 Le quattro “esse” e i tavoli da otto

“Chi sceglieva Valtur voleva sperimentare cose nuove. Per farlo era disposto a sacrificare molte delle proprie comodità.” 

Il primo “villaggio turistico” si chiama Club Méditerranée e nasce a Mallorca, grazie al belga Gerard Blitz e al francese Gilbert Trigano, nell’estate 1950: 2.400 ospiti dormono in tenda, senza acqua o elettricità, mangiano su tavolate con stoviglie da campeggio, utilizzano bagni comuni e vivono all’insegna dello sport: sci d’acqua, bocce, pesca subacquea. E, soprattutto, dandosi tutti del “tu” e abbattendo qualsiasi barriera sociale. L’Italia degli anni ’50 era ancora reduce dal conflitto bellico, fu il boom economico degli anni ’60 a permettere le vacanze di massa. Valtur venne fondata a Roma nel 1964, per iniziativa privata: Ostuni e Capo Rizzuto sarebbero stati i primi due villaggi, lo Stato italiano sarebbe entrato come azionista una decina di anni dopo, affiancato nel 1976 dai francesi del Club Méditerranée, ovvero dagli inventori del villaggio turistico. L’imprinting sarebbe stato quindi quello originale. “La filosofia di quei tempi era costituita dalle famose quattro ‘esse’: sun, sea, sand & sex e chi sceglieva i primi villaggi turistici aveva aspettative decisamente diverse da quelle di chi optava per una vacanza più tradizionale” testimonia Tata Reggio, la prima capo villaggio Valtur donna (Pollina 1984) “Chi sceglieva Valtur cercava qualcosa di molto diverso dal quotidiano e voleva sperimentare cose nuove. Per farlo era disposto a sacrificare molte delle proprie comodità”. Le tende degli inizi si sono trasformate nei “tukul”, capanne di paglia, ma ancora senza luce né acqua corrente. I servizi sono spartani e il pareo è il capo di abbigliamento adottato da staff e ospiti. Appaiono i “tavoli da otto”, quelli dove le hostess Valtur, all’ingresso al ristorante, dispongono gli ospiti, che sono quindi “costretti” a fare conoscenza. La cartolina postale (datata 1982, villaggio Valtur di Pollina) testimonia come il “tavolo da otto” sia stato per molti anni uno degli elementi distintivi del villaggio Valtur.

Fine ’70, anni ’80 e primi ’90 Fiorello e l’importanza dell’equipe di animazione

“Potevi diventare una regina della danza, un tombeur de femmes o il protagonista di uno show. Ed era tutto vero.”

Il ventennio tra i ’70 e i ’90 segna l’apice del successo della vacanza in villaggio. Cambiano innanzitutto i GM Gentil Membres (gli ospiti, alla francese) che da viaggiatori e sportivi, spesso in coppia, diventano le famiglie: non solo coppie di adulti, ma anche giovani e bambini. Tantissimi, perché a quei tempi gli italiani fanno ancora tanti figli. Cambiano gli spazi, che devono essere vivibili: comodi da raggiungere con la macchina, i vialetti affrontabili con un passeggino, gli ambienti sicuri per i piccoli. Cambiano le strutture, che diventano in muratura e “con criterio architettonico uniforme” (come recita la Treccani), vengono ampliati gli spazi comuni, le camere hanno tutte un bagno e magari un balcone o un terrazzo. Ma è l’anfiteatro all’aperto il vero cuore del villaggio. Perché è l’animazione ad assumere un ruolo determinante. Nel 1975 il quindicenne Rosario Fiorello viene assunto come “facchino di cucina” al Valtur di Brucoli: nei dieci anni successivi fa una carriera strabiliante, da barista a capo animatore, ma soprattutto è lui a incarnare perfettamente lo “zeitgeist” dei tempi. “Bisognerebbe sentire i clienti dell’epoca: perché venivano da noi e perché amavano tornare? Perché trovavano un mondo di pace, serenità e di persone autentiche. L’ospite giocava, si divertiva e sognava ad occhi aperti. Potevi diventare una regina della danza, un tombeur de femmes o il protagonista di uno show. Ed era tutto vero” racconta Fiorello nel docufilm “Vivi - La filosofia del sorriso” del 2021. L’equipe Valtur diventa un elemento distintivo e caratterizzante, i GM prenotano le vacanze in base al villaggio dove capi villaggio e animatori lavorano quell’estate: legame strettissimo, testimoniato dal video musicale “Canto universale”, interpretato nel 1989 anche da Fiorello e composto da Dario Baldan Bembo, uno dei compositori di musica leggera più popolari dell’epoca.

Anni ’90 e 2000 Dal “noi” all’ “io”, dal collettivo all’individuale

“Finalmente tu.”

Internet arriva alla fine del secolo scorso. Lo smartphone dev’essere ancora inventato e i social pure, ma la rete allarga le prospettive, mostra il mondo, fa vedere cose al di là del nostro orticello. In villaggio il cambiamento è segnato dalla ristorazione e dall’animazione. Il mitico “tavolo da otto” va in pensione, il menù unico e il buffet più di forma che di sostanza non basta più, le palline per pagare le consumazioni al bar sono scomode. I ristoranti si moltiplicano, arrivano quelli a la carte, i “pasta & pizza”, i primi timidi tentativi di vegetariano e di menù dedicati. E sbarca anche da noi l’all inclusive, bevande e snack inclusi, addio boules. Il gioco caffè e lo show serale a teatro, pezzi forti di Fiorello & C., devono fare i conti con le mode imposte dalla TV (Mediaset è ormai concorrente della RAI, sull’intrattenimento). L’animazione di contatto perde... il contatto, perché l’ospite è più stanco, più stressato, in vacanza vuole solo rilassarsi e distrarsi. La vita di villaggio diventa più sobria, più tranquilla, più “oasi di benessere” (infatti arrivano le spa). Insieme alle famiglie, ancora numerose, appaiono i primi single, spesso padri e madri con figlio al seguito. È proprio a loro che si rivolge lo spot Valtur del 1994, che si conclude con una motivazione sempre più incidente sulla scelta: “Io odio la vita caotica... per questo amo Valtur”. Il passaggio dal “noi” all’ “io” sarà uno dei fil rouge della Valtur del XXI secolo, segnando l’evoluzione di un prodotto che farà propria la tendenza all’affermazione dell’individualità, all’internazionalità e alla libertà di scelta. Per citare la campagna di rilancio del marchio, nel 2019: Finalmente tu.
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