Impronte digitali e castelli di sabbia

Donata Columbro

Giornalistadivulgatrice scrittrice, definita “data humanizer” per il suo approccio accessibile alla cultura dei dati. Collabora con testate come «SkyTG24» e «Internazionale» e insegna in varie università, tra cui IULM, LUISS e USI Lugano. Ogni mercoledì pubblica la newsletter Ti spiego il dato e il suo ultimo libro è Perché contare i femminicidi è un atto politico (Feltrinelli, 2025).

<< L’impronta digitale, quella che produciamo in modo consapevole abitando la rete, lascia solchi più grandi della cosiddetta “ombra”, che comunque c’è, dietro ogni nostro passaggio. >>

Questa specie di viaggiatore, un data worker che non riposa mai, è sempre di più diffusa. L’impronta digitale, quella che produciamo in modo consapevole abitando la rete, lascia solchi più grandi della cosiddetta “ombra”, che comunque c’è, dietro ogni nostro passaggio.
 
Sono le 7 di sera, sulla spiaggia il rumore della folla che ha passato la giornata al sole è calato, siete in pochi a voler godere di questi momenti. È strano, ma è così. Strizzi i costumi dei bambini e li appendi all’ombrellone, sperando che con quelli appena messi, asciutti, non si lanceranno di nuovo in acqua. Non può prevederlo nessuno, puoi sperarlo, ma se succederà andrà bene lo stesso. La vacanza è anche questa libertà che concedi loro senza che capiscano davvero di averne così tanta a disposizione.
 
Fermiamo tutto adesso, osserviamo: niente di tutto quello che è stato scritto fino a qui è stato registrato in formato digitale, è diventato un dato, una statistica, ha lasciato un segno in un registro o in una tabella. O invece sì? Qualsiasi forma di viaggio oggi passa irrimediabilmente dal tracciamento: anche tra le persone meno connesse, chi rifiuta ostinatamente (probabilmente con molte ragioni dalla sua parte) di avere un account su una piattaforma social, vive comunque in un mondo dove i suoi dati personali sono registrati dal semplice uso di un telefono cellulare o da bancomat e carte di credito, per non parlare delle carte fedeltà dei negozi. E proviamo a prenotare una vacanza senza lasciare tracce di noi. È impossibile. L’esperienza del viaggio oggi è datificata di default, perché per partire è necessario passare attraverso un sistema di raccolta dati che crea identikit di noi viaggiatori dal momento in cui sogniamo di fare una vacanza e cerchiamo informazioni online a quando attraversiamo i tornelli dell’aeroporto, i controlli della stazione, i caselli delle autostrade.
Ma esiste anche un tipo di viaggiatore che in una certa forma di datificazione trova una sua gratificazione: segnare su una mappa digitale, prima di partire, i luoghi da esplorare, dopo averli letti su una guida, o ancora, dopo aver chiesto online consigli alla propria rete di amici, i ristoranti dove mangiare, le spiagge più belle, i monumenti e i musei da non perdere, è già parte dell’esperienza. E poi, una volta in viaggio, produciamo forme effimere di ricordi, le foto, le storie, i video, che sono altri dati che alle piattaforme forniscono molte informazioni su di noi. Chi siamo, come viaggiamo, cosa ci piace, che tipo di identità stiamo rafforzando con una certa forma di vacanza. Persino misurare i passi compiuti dentro un sito archeologico o una città diventa un momento di stimolo per esplorare una destinazione con occhi e intenzioni diverse. Prendere le scale invece che la funicolare, è una questione di dati? Lo smartwatch a fine giornata ti farà i complimenti per aver superato i tuoi record.
Sì, questa specie di viaggiatore, un data worker che non riposa mai, è sempre di più diffusa. L’impronta digitale, quella che produciamo in modo consapevole abitando la rete, lascia solchi più grandi della cosiddetta “ombra”, che comunque c’è, dietro ogni nostro passaggio.
 
Torniamo in spiaggia. Scrolliamo la sabbia dagli asciugamani, la spazziamo via dal corpo dopo aver costruito l’ennesimo castello. Come fanno le altre mamme a non sporcarsi così ogni volta, pensi. Forse non giocano abbastanza, o c’è un trucco che non hai ancora imparato. Per un po’ ti resteranno i segni addosso di quel pomeriggio, sulla pelle dove non hai messo la crema e dove la sabbia scura non andrà via fino a una vera doccia. Niente di tutto questo è un dato digitale. Ha più valore, meno valore, non importa. Resta, di vacanza in vacanza, il motivo per cui ripartirai. 
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